STEP EXTRA - Le cose nella letteratura

Durante le vacanze invernali ho avuto modo di leggere ''Uno, nessuno e centomila'' di Luigi Pirandello.

Durante gli anni di scuola superiore mi è capitato di dover leggere qualche paragrafo per approfondire la visione dell'autore, ma non ho mai avuto modo di leggerlo integralmente.

La trama racconta di Vitangelo Moscarda che scopre per la prima volta di avere il naso leggermente storto quando sua moglie glielo fa notare con leggerezza. Ma questo dettaglio di sé stesso che egli non aveva mai notato fa innescare un vortice di ragionamenti che lo portano  alla consapevolezza di non essere per gli altri come egli è per sé stesso. Questi pensieri ben presto diventano ossessioni e lo portano al desiderio morboso di voler distruggere l'immagine che gli altri hanno di lui. Compie atti di follia fino a ritirare il proprio capitale dalla sua banca, ereditata dal padre, facendola così fallire. Il romanzo finisce con l'accettazione da parte di Vitangelo che egli non è nulla, è ormai fuori dal mondo e lontano dalle persone e il libro si chiude con queste parole: «muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori». 

E' interessante come questa crisi interiore del protagonista nasca dalla propria immagine riflessa nello specchio. E' proprio questo oggetto infatti a rivelargli che oltre ad essere tante persone diverse per gli altri, egli stesso non sa in fondo chi è veramente. Davanti allo specchio Vitangelo capisce di non conoscersi, di non riconoscere il suo riflesso come suo. Questa sensazione di incertezza accentuata dalla presenza di un'altra figura riflessa: quella di sua moglie e in particolare dei suoi occhi che lo osservano.

Lo specchio è un oggetto molto particolare, per chi lo utilizza non è importante l'oggetto in sé, ma ciò che riflette. Lo specchio così incarna una valenza negativa o positiva secondo i casi: in esso ci si perde e ci si riconosce, sia a livello fisico, sia a livello emotivo.